“Restò - appena sbucato all’aperto - sbalordito. Il carico gli cadde dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in quella chiarità d’argento. Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna. Sì, egli sapeva, sapeva che cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna? E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.” (Luigi Pirandello, Novelle per un anno)
Questa novella di Pirandello è ambientata in una miniera in Sicilia. Una sera il sorvegliante ordina ai suoi lavoratori di continuare a lavorare tutta la notte per finire il carico della giornata. Mentre tutti i minatori si rifiutano e tornano in paese, solo un vecchio rimane, aiutato dal giovane Ciàula. Non è il lavoro in miniera a spaventare Ciàula, né la fatica, né il buio delle gallerie. Quello che lo terrorizza è il buio del cielo notturno. Impaurito per l’oscurità che lo attenderà una volta uscito dalla miniera, Ciàula si avvia tentennante con il suo carico di zolfo sulle spalle. Man mano che si avvicina all’uscita della miniera si rende conto che là fuori qualcosa emana una strana luce. Sbalordito, una volta riemerso, lascia cadere il sacco e vi si siede sopra, sconvolto e commosso dalla bellezza della luna.
Così come Ciàula, dopo una lunga giornata di lavoro, mi avvio, stanca e immersa nelle mie preoccupazioni, verso il parcheggio. Il pensiero è solo uno: tornare a casa al più presto, preparare una cena veloce e poi andare dritta a letto. Troppo impegnata a cercare di ricordare cosa sia rimasto in frigorifero, non riesco neanche a trovare le chiavi della macchina. Nella borsa non ci sono, per terra neppure. Devo per forza tornare indietro a cercarle. Rivoltami verso il marciapiede, pronta a ripercorrere la strada appena battuta, ecco che, con la punta dell’occhio, vedo brillare una gran luce in cielo: la luna! Eccola lì, così grande e pura. Il cielo è limpido, l’aria fresca e pulita.
E quella bellezza che differenza poteva fare? Cosa poteva mai c’entrare la luna con me? Eppure, in quell'istante, la stanchezza scomparve e lasciò il suo posto a un senso di gratitudine. La notte pervasa di luce, gli occhi pieni di meraviglia. La mente sgombra. Tutte le preoccupazioni che avevano fino a quel momento adombrato la giornata svanirono in un batter d’occhio. In quel momento il buio dei miei pensieri aveva trovato pace…in mezzo al buio (è proprio così) c'è sempre una luce che brilla.
Marta